UNA CITTÀ A MISURA D'UOMO
di Raffaele Arigliani



Una città del ben-essere, del ben-vivere, del ben-mangiare, in cui il centro sia la scuola e la formazione, in cui avere un figlio sia un valore che viene sostenuto dalla comunità, in cui gli anziani e i fragili siano valorizzati, in cui la salute sia un diritto, una città che offra infrastrutture per ”inventarsi lavori”, una città eco sostenibile, un città che favorisca l’incontro di giovani, di idee, di laboratori creativi, di cultura. Non è una città utopica questa descritta ma possibile se…. riusciremo ad eliminare un virus! Un virus che da decenni ha infettato e permeato il nostro tessuto sociale e impedito di divenire comunità forte, cives, rete solidale e attiva: il virus della benevolenza!

Il virus della benevolenza nel concreto significa gestione padronale e paternalistica del potere, in cui il diritto scompare o si riduce al lumicino e il “favore” diviene la prassi, la “forca caudina” cui devi sottostare se hai un bisogno, un’idea, un progetto.
La trasmissione di questa infezione avviene con un meccanismo collaudato. Vi è il potente, che nella realtà ha un certo potere di elargire favori (o meglio fa credere di avere tale potere) e vi sono persone che hanno “bisogni”.
Il consenso diventa così uno scambio (per carità…. non esplicito! ): il tuo voto in cambio di … benevolenza (traduci favori). In questo processo non esiste differenza tra la destra o la sinistra. I politici che usano la “benevolenza” si aggregano trasversalmente, creano facilmente e naturalmente una sorta di “cooperativa”, in cui avvengono scambi osmotici trasversali, che diventano stampelle reciproche per l’unico scopo che tutti, dichiaratamente, hanno: mantenere il potere sui vassalli. Consorteria di potere. In questa realtà lo slalom destra-sinistra-centro -destra-sinistra ecc… diventa facile, naturale, sfacciato, osceno: ciò che conta è stare al potere!
Ecco il ragionamento del politico che usa il virus: “Io porto i “miei voti” ovunque sto, ho le persone infettate con la mia “benevolenza”, che mi sono “debitrici e debitori”. E se non hanno ricevuto nulla …. li tengo comunque in pugno perché…. meno funziona la macchina dei diritti  e più hanno bisogno di me! “
Il virus della benevolenza, ha radici antiche nell’idea feudale di padrone e vassallo. Facile altresì criticare chi chiede benevolenza quando tu appartiene a quel gruppo di persone che non ha bisogno di chiedere favori ai politici. Non per merito ma perché gli studi, la professione, le capacità imprenditoriali hanno permesso di farti essere autonomo, hanno regalato una maggiore capacità di soddisfare i tuoi bisogni. Ovvero hanno dato occhiali per decodificare la dinamica del bisogno.
Il virus della benevolenza, vero protagonista di questo mio dire ha un antagonista: IL CITTADINO. Un cittadino che riconosca come questo virus stia uccidendo la democrazia e decide di indossare la mascherina, di disinfettarsi le mani, divenendo protagonista nel costruire la sua città, avendo il coraggio di metterci la faccia e di dire BASTA!!! Non più benevolenza !
Non favori ma diritti riconosciuti. Non decisioni dall’alto ma ascolto, analisi dei dati, dialogo costruttivo, attento rispettoso, continuo. Non più telefonate che vorrebbero dire vicinanza ma che di fatto raccontano l’opposto, un modo di fare paternalistico, di chi si arroga il diritto di avere la verità e di sapere come quando e a quali dosi distribuirla “ai poveri cittadini”. Un modo di fare che racconta un messaggio inequivocabile: “Io so cosa ti serve, tu obbedisci e vieni alla festa da ballo che ho organizzato in piazza. Ti faccio divertire .Se poi vuoi mangiare a poco costo c'è anche  il McDonalds. Come potresti mai lamentarti? Il potere e la città sono cosa mia… tu chiedi e richiedi  e  forse prima o poi ti concederò qualcosa. E comunque guardati bene dall’accudire i disabili, dal cercare di reinserire i carcerati nel contesto sociale, dall’andare incontro agli immigrati. Queste cose le faccio fare a chi lavora per me con la mia “benevolenza”, nei modi e nei tempi che io decido. Non ho tempo di ascoltare, non mi serve. Io so cosa serve e tu … hai bisogno di me ”.
Vi sentite rispettati in questo modo di fare? 
Ci state bene nell’essere considerati figli “sciocchini” ?
Oggi Civico22 e il suo indiscusso leader e promotore Angelo Moretti, ci stanno facendo risvegliare dal sonno che il virus aveva indotto. Stanno stimolando persone che avevano impiegato le loro intelligenze lontano dalla politica e dalla città a ritornare. Civico 22 è la mascherina che può sconfiggere il virus della “benevolenza” e contribuire a ridare “salute” a questa splendida città.


A tuti noi essere “volti” che testimonino la voglia di costruire una polis in cui la stella polare siano i diritti, la solidarietà, il rispetto dell’altro, del più fragile della natura. Volti che riscoprano l’entusiasmo di essere beneventani, mostrando a tutta l’Italia che Benevento può divenire il posto più bello dove vivere!

 


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