SCUOLA E COVID A BENEVENTO, UNA LETTURA AD OGGI di Raffaele Arigliani

Epidemia Sars-Covid19, scuola, bambini, adolescenti a Benevento. Sono questioni che si intrecciano in maniera complessa e contraddittoria. Vi è la necessità di affrontarle guardandole da più punti di vista. Con questo obiettivo proviamo a leggere la situazione attuale. Partiamo dalla DAD, resa obbligatoria a Benevento per le scuole superiori fino al 24 aprile. Credo che le motivazioni addotte dal Sindaco per promuoverla siano partite da una fuorviante domanda: "quale incidenza?" La domanda formulata correttamente sarebbe invece dovuta essere: "quale prevalenza (cioè quale rapporto tra numero di casi di covid e numero di persone che si potrebbero ammalare)” e soprattutto “quale prevalenza rispetto alla forza di contenimento nella diffusione del virus da parte della comunità"? La realtà è che a Benevento ciò che è mancata drammaticamente in quest’anno è stata la capacità di incrementare con opportune strategie la forza per contenere e contrastare il virus. Cerco di spiegarmi meglio ricorrendo ad una metafora. Se sono un sollevatore di pesi con 110 kg di muscoli per 190 cm di altezza, trasportare un carico di 50 kg sarà faticoso ma semplice. Se peso 45 kg per 155 cm e non ho mai fatto sport, lo stesso peso non riuscirò nemmeno a sollevarlo.
Noi oggi a Benevento ci troviamo nella seconda condizione per almeno i seguenti motivi:


1) Incapacità nel misurare la prevalenza della circolazione del virus nel Comune di Benevento rispetto agli altri della provincia. Questa sarebbe dovuta essere la base, per poi procedere con letture ancora più capillari: microrealta' x microrealta', scuola x scuola, azienda x azienda, ecc... Il solo dato aggregato per provincia non è informativo e non è di adeguato supporto per prendere decisioni "informate". Di conseguenze le decisioni prese dal Sindaco sono “aneddotiche”, non partono da dati certi ma dal “rumor”, dalle “impressioni soggettive”, da singole situazioni (3 casi in una scuola, ecc..): questi dati parziali e con denominatore incerto non permettono un calcolo affidabile per l’analisi epidemiologica e portano pertanto a scelte che di scientifico non hanno neppure il …profumo! Tecnicamente avere informazioni capillari della circolazione del virus sarebbe stato fattibile. Sarebbe bastato implementare una strategia osservazionale e di monitoraggio capillare, assolutamente possibile in ragione del numero di abitanti della nostra città e delle professionalità già presenti a Benevento.


2) Non vi è stato coinvolgimento attivo della popolazione, che si è preferito sottoporre ad un continuo carico di terrore. Questo, insieme all'emergere di sempre più gravi bisogni concreti, ha generato esaurimento di energie, comprensibile esasperazione, rabbia, fatalismo e non di rado dolorose comparse di vere patologie: ansie, fobie, atteggiamenti ipocondriaci, disturbi alimentari, ecc.. Ed a Pasqua si è assistito ad un fenomeno che richiama in maniera diretta la favole di Esopo: le persone che troppo a lungo avevano sentito gridare al lupo al lupo, con richiami terroristici anche con basse incidenza di circolazione del virus, hanno ceduto alla tradizione di ritrovarsi in famiglia, facendo accrescere la circolazione virale. E’ drammaticamente mancata la volontà della amministrazione di Benevento di ascoltare, essere trasparenti, implementare scelte rispettose di tutte le istanze. Se da subito si fossero organizzati tavoli e strategie (come da mesi richiesto a gran voce) di coinvolgimento attivo delle persone, dove insieme ragionare e confrontarsi sulle possibile opzioni (tamponi ambientali, monitoraggio sierologia covid, sostegno differenziato, chiusure "chirurgiche e selettive", ecc..); se ci fosse impegnati per condividere e comunicare situazioni e scelte prese insieme, nella ricerca faticosa del “bene comune”, il clima in città sarebbe stato diverso e l’esasperazione ridotta.


3) Tristemente possiamo dire che, pur con diverse scelte condivisibili soprattutto nella prima fase, da ottobre in poi gravi errori della gestione della crisi rispetto alla scuola partono della amministrazione regionale. Ma poi il nostro sindaco ci ha messo molto del suo! Lungo l'elenco delle azioni immotivate (dall'inizio ritardato dell'anno scolastico, ai giorni di chiusura per "neve", alle angosciose telefonate domenicali, ecc...). Benevento ha il triste primato di città d'Europa con le scuole materne chiuse per più tempo in questa pandemia e oggi, in una tipica eterogenesi dei fini e testimonianza delle fallimentari decisioni adottate, tra quelle che sembrerebbero avere una maggiore prevalenza di Covid in Campania !!!

Ritorniamo alla metafora. Il peso di 50 kg sarebbe sempre stato gravoso, ma nell’ attuale situazione di Benevento rischia di schiacciare e lasciare ferite indelebili. Appare incontrovertibile l' incapacità della amministrazione comunale, in un anno dall'inizio della pandemia, “nell’ aumentare adeguatamente i muscoli e la capacità di reagire". Era ed è difficile superare questo momento, ma non tutto è colpa del covid, molto è colpa della miopia con cui si è gestito.
Forse questa crisi può essere servita a qualcosa. Forse ci ha aiutato ad aprire gli occhi sulla necessità di mandar via un’amministrazione paternalistica, feudataria, che pretende di avere la verità, che fa prediche telefoniche e non si fa obbligo di ascoltare e confrontarsi, che dichiara di avere a cuore l’interesse dei cittadini ma con le azioni dimostra di volere soprattutto tutelarsi, evitare problemi, assecondare i potenti e, in ultima istanza, sopravvivere e non perdere il potere: vero Dio e bussola delle azioni di questa sindacatura.
Tuttavia vorrei chiudere questo mio intervento portando lo sguardo oltre l’amarezza per ciò che poteva essere fatto a Benevento e non lo è stato. Vorrei rilanciare l’attenzione sul futuro e soffermarmi su un dato grave, che i Pediatri e gli Psicologi di tutt’Italia stanno cercando di evidenziare: i bambini e i ragazzi, privati della scuola in presenza, della libera esplorazione del mondo, di molti dei contatti con parenti e amici, hanno visto leso un essenziale diritto: “apprendere mediante la relazione con l’altro da me”. Non è qualcosa di sostituibile con la lezione in dad o la videochiamata ai nonni.

Fin da ora dobbiamo progettare come risarcire bambini e ragazzi con forti ed equilibrate “cure relazionali”: vacanze in gruppo, gite, tuffo nei musei, nelle opere d’arte, nella natura, nel teatro, ecc.. Programmiamo fin da ora, applicando un preciso metodo: coinvolgerli attivamente. Partiamo quindi dal dire questo nostro desiderio e poi fermiamoci. Ascoltiamoli con rispetto e attenzione, senza proporre nostre soluzioni: emergeranno desideri, paure, sorrisi, pianti. Già questo sognare insieme e condividere emozioni e fragilità sarà l’inizio del viaggio e del “risarcimento”.

(Raffaele Arigliani : Pediatra a Benevento, già Prof. ac  presso Scuole di Specializzazione in Pediatria  Università Federico II di Napoli e Università Politecnica delle Marche)

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