Epidemia Sars-Covid19, scuola, bambini, adolescenti a Benevento.
Sono questioni che si intrecciano in maniera complessa e contraddittoria. Vi è
la necessità di affrontarle guardandole da più punti di vista. Con questo
obiettivo proviamo a leggere la situazione attuale. Partiamo dalla DAD, resa
obbligatoria a Benevento per le scuole superiori fino al 24 aprile. Credo che
le motivazioni addotte dal Sindaco per promuoverla siano partite da una
fuorviante domanda: "quale incidenza?" La domanda formulata correttamente
sarebbe invece dovuta essere: "quale prevalenza (cioè quale rapporto tra
numero di casi di covid e numero di persone che si potrebbero ammalare)” e
soprattutto “quale prevalenza rispetto alla forza di contenimento nella
diffusione del virus da parte della comunità"? La realtà è che a Benevento
ciò che è mancata drammaticamente in quest’anno è stata la capacità di
incrementare con opportune strategie la forza per contenere e contrastare il virus. Cerco di spiegarmi meglio
ricorrendo ad una metafora. Se sono un sollevatore di pesi con 110 kg di
muscoli per 190 cm di altezza, trasportare un carico di 50 kg sarà faticoso ma
semplice. Se peso 45 kg per 155 cm e non ho mai fatto sport, lo stesso peso non
riuscirò nemmeno a sollevarlo.
Noi oggi a Benevento ci troviamo nella seconda condizione per almeno i seguenti
motivi:
1) Incapacità nel misurare la prevalenza della circolazione del virus nel
Comune di Benevento rispetto agli altri della provincia. Questa sarebbe dovuta
essere la base, per poi procedere con letture ancora più capillari:
microrealta' x microrealta', scuola x scuola, azienda x azienda, ecc... Il solo
dato aggregato per provincia non è informativo e non è di adeguato supporto per
prendere decisioni "informate". Di conseguenze le decisioni prese dal
Sindaco sono “aneddotiche”, non partono da dati certi ma dal “rumor”, dalle
“impressioni soggettive”, da singole situazioni (3 casi in una scuola, ecc..):
questi dati parziali e con denominatore incerto non permettono un calcolo
affidabile per l’analisi epidemiologica e portano pertanto a scelte che di
scientifico non hanno neppure il …profumo! Tecnicamente avere informazioni
capillari della circolazione del virus sarebbe stato fattibile. Sarebbe bastato
implementare una strategia osservazionale e di monitoraggio capillare,
assolutamente possibile in ragione del numero di abitanti della nostra città e
delle professionalità già presenti a Benevento.
2) Non vi è stato coinvolgimento attivo della popolazione, che si è preferito
sottoporre ad un continuo carico di terrore. Questo, insieme all'emergere di
sempre più gravi bisogni concreti, ha generato esaurimento di energie,
comprensibile esasperazione, rabbia, fatalismo e non di rado dolorose comparse
di vere patologie: ansie, fobie, atteggiamenti ipocondriaci, disturbi
alimentari, ecc.. Ed a Pasqua si è assistito ad un fenomeno che richiama in
maniera diretta la favole di Esopo: le persone che troppo a lungo avevano
sentito gridare al lupo al lupo, con richiami terroristici anche con basse
incidenza di circolazione del virus, hanno ceduto alla tradizione di ritrovarsi
in famiglia, facendo accrescere la circolazione virale. E’ drammaticamente
mancata la volontà della amministrazione di Benevento di ascoltare, essere
trasparenti, implementare scelte rispettose di tutte le istanze. Se da subito
si fossero organizzati tavoli e strategie (come da mesi richiesto a gran voce)
di coinvolgimento attivo delle persone, dove insieme ragionare e confrontarsi
sulle possibile opzioni (tamponi ambientali, monitoraggio sierologia covid,
sostegno differenziato, chiusure "chirurgiche e selettive", ecc..);
se ci fosse impegnati per condividere e comunicare situazioni e scelte prese
insieme, nella ricerca faticosa del “bene comune”, il clima in città sarebbe
stato diverso e l’esasperazione ridotta.
3) Tristemente possiamo dire che, pur con diverse scelte condivisibili
soprattutto nella prima fase, da ottobre in poi gravi errori della gestione
della crisi rispetto alla scuola partono della amministrazione regionale. Ma
poi il nostro sindaco ci ha messo molto del suo! Lungo l'elenco delle azioni
immotivate (dall'inizio ritardato dell'anno scolastico, ai giorni di chiusura per "neve", alle angosciose telefonate domenicali, ecc...). Benevento ha
il triste primato di città d'Europa con le scuole materne chiuse per più tempo
in questa pandemia e oggi, in una tipica eterogenesi dei fini e testimonianza
delle fallimentari decisioni adottate, tra quelle che sembrerebbero avere una
maggiore prevalenza di Covid in Campania !!!
Ritorniamo alla metafora. Il peso di 50 kg sarebbe sempre stato gravoso, ma
nell’ attuale situazione di Benevento rischia di schiacciare e lasciare ferite
indelebili. Appare incontrovertibile l' incapacità della amministrazione
comunale, in un anno dall'inizio della pandemia, “nell’ aumentare adeguatamente
i muscoli e la capacità di reagire". Era ed è difficile superare questo
momento, ma non tutto è colpa del covid, molto è colpa della miopia con cui si
è gestito.
Forse questa crisi può essere servita a qualcosa. Forse ci ha
aiutato ad aprire gli occhi sulla necessità di mandar via un’amministrazione
paternalistica, feudataria, che pretende di avere la verità, che fa prediche
telefoniche e non si fa obbligo di ascoltare e confrontarsi, che dichiara di
avere a cuore l’interesse dei cittadini ma con le azioni dimostra di volere
soprattutto tutelarsi, evitare problemi, assecondare i potenti e, in ultima
istanza, sopravvivere e non perdere il potere: vero Dio e bussola delle azioni
di questa sindacatura.
Tuttavia vorrei chiudere questo mio intervento portando lo sguardo oltre
l’amarezza per ciò che poteva essere fatto a Benevento e non lo è stato. Vorrei
rilanciare l’attenzione sul futuro e soffermarmi su un dato grave, che i
Pediatri e gli Psicologi di tutt’Italia stanno cercando di evidenziare: i
bambini e i ragazzi, privati della scuola in presenza, della libera
esplorazione del mondo, di molti dei contatti con parenti e amici, hanno visto
leso un essenziale diritto: “apprendere mediante la relazione con l’altro da
me”. Non è qualcosa di sostituibile con la lezione in dad o la videochiamata ai
nonni.
Fin da ora dobbiamo progettare come risarcire bambini e ragazzi con forti ed
equilibrate “cure relazionali”: vacanze in gruppo, gite, tuffo nei musei, nelle
opere d’arte, nella natura, nel teatro, ecc.. Programmiamo fin da ora,
applicando un preciso metodo: coinvolgerli attivamente. Partiamo quindi dal
dire questo nostro desiderio e poi fermiamoci. Ascoltiamoli con rispetto e
attenzione, senza proporre nostre soluzioni: emergeranno desideri, paure,
sorrisi, pianti. Già questo sognare insieme e condividere emozioni e fragilità
sarà l’inizio del viaggio e del “risarcimento”.
(Raffaele Arigliani : Pediatra a Benevento, già Prof. ac presso Scuole di Specializzazione in Pediatria Università Federico II di Napoli e Università Politecnica delle Marche)
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