TEATRO:RICOMINCIARE DALLE SCUOLE PER FORMARE PUBBLICO COMPETENTE di Elide Apice

 

Cosa è il teatro, cosa significa fare Teatro, quale risorsa potrebbe essere in una città come Benevento che si dice “città di teatro e di teatri”?
Partiamo dallo stato dei luoghi deputati  ormai quasi tutti chiusi e non solo a causa della pandemia che ha solo aggravato una situazione preesistente già al lumicino, unico spazio di resistenza il Mulino Pacifico che nonostante il momento di crisi continua in un certosino lavoro di costruzione sfidando i mulini a vento dei tempi incerti.
Cosa fare perché si possa tornare a pensare alla nostra città come propositiva di teatro?  Cominciare, naturalmente dal recupero degli spazi teatrali, li ricordo solo per cercare di comprendere il potenziale in possesso della città: il Teatro Comunale Vittorio Emanuele, il Teatro De Simone, il San Nicola, il San Vittorino, il Piccolo Teatro Libertà, l’Arco del Sacramento, cui si aggiungono il Teatro Massimo, il San Marco e l’Auditorium Calandra, il già citato Mulino Pacifico, il piccolo, ma attivo fino a inizio Pandemia, Magnifico Visbaal Teatro senza dimenticare il Teatro Romano, altra oasi di resistenza e l’Auditorium della Spina Verde vandalizzato ben prima di ogni possibile avvio di attività.

Si potrebbe, poi, partire dal concetto di “educazione al teatro” che miri alla formazione di un pubblico preparato, competente e naturalmente appassionato.
Quale modo migliore per coinvolgere futuri spettatori consapevoli se non iniziando dall’insegnamento del teatro nelle scuole? Un insegnamento che passi attraverso un’educazione teatrale che superi l’esigenza della “recita di fine anno scolastico” e proietti ragazzi e ragazze verso la comprensione dell’affascinante mondo del teatro attraverso uno studio sistematico proposto all’interno delle scuole, in ore curriculari, laddove possibile, e con l’apporto di docenti professionisti.
Abbiamo sentito alcune voci di “teatranti” di mestiere.

Michelangelo Fetto, storico presidente della SOLOT – scuola di teatro della città, che ha fatto del suo sapere una missione: “Se al numero dei teatri presenti corrispondesse pari attività artistica potremmo immaginare realmente Benevento come capitale del teatro italiano e invece non è così e al degrado di molti teatri si aggiunge l’assenza o quasi di un pubblico consapevole. Diventa, quindi, necessaria la formazione del pubblico futuro che porti ad una domanda di fruizione degli eventi dal vivo e soprattutto va sensibilizzato il mondo dei giovani che vanno formati anche con l’insegnamento di ciò che è Teatro con ore curriculari nelle scuole e nelle Università. Formazione che non può che avvenire attraverso gli insegnamenti di professionisti del settore, di persone che hanno calcato palcoscenici, che hanno fatto del Teatro la propria vita”.

“Istituzionalizzare il teatro nella scuola come materia curricolare?" – ha risposto Mimmo Soricelli - Teatro Eidos da sempre impegnato nella formazione teatrale dei più giovani - "Non è, a mio avviso, importante ma perfino necessario e fondamentale."

In un paese come il nostro dove arte e cultura sono un traino importante non solo per l’economia ma per la crescita della collettività, in un paese come il nostro nel quale l’arte ha contribuito in maniera concreta se non addirittura in maniera determinante a far diventare l’Italia ciò che è oggi nel mondo, sarebbe necessario dare maggiore forza a tutte le forme artistiche nella scuola.

Si insegna storia dell’arte, si insegna musica ma non l’arte coreutica e più nello specifico l’arte teatrale, che è stata sempre trattata come materia che tutti potevano impartire a patto di aver avuto una sol minima esperienza anche amatoriale; beninteso che ciò è avvenuto e avviene solo in quelle realtà scolastiche dove qualche illuminato dirigente crede nella forza educativa del teatro in tutte le sue sfumature.

Il problema viene da lontano, non è facile e non sarà facile risolverlo. Il problema è tutto nella poca riconoscibilità e nel non riconoscimento del mestiere del teatrante, l’Italia è uno dei pochi paesi in cui pensare e riconoscere il lavoro dell’attore come un vero lavoro con pari dignità di qualsiasi altro lavoro è e permane un problema storico; e la grave crisi che stiamo vivendo ha scoperchiato la pentola, dimostrando quante sono le migliaia di lavoratori che hanno legato la propria vita e la propria sopravvivenza a quest’arte.

Ma tornando alla necessità di inserire il teatro come materia curricolare nelle scuole si può affermare, senza ombra di dubbio, che oltre ad essere uno strumento di crescita per gli allievi in termini soprattutto di socialità, esso diventa uno strumento insostituibile anche per lo studio e l’approfondimento della lingua. Inoltre, cosa da non sottovalutare, così come avvenuto per la musica da oltre dieci anni a questa parte, anche il teatro può diventare uno sbocco nel mondo del lavoro. Pensiamo a quanti ragazzi, attraverso lo studio dello strumento musicale nella scuola primaria o nella scuola secondaria di primo grado, si sono confrontati con questo mondo e hanno poi deciso con maggiore consapevolezza che quello del musicista poteva essere il loro lavoro. Perché non dare questa possibilità anche all’arte teatrale e ai nostri giovani?

È chiaro che non sarà semplice decidere chi dovrà insegnare il teatro come materia curricolare, se mai ciò dovesse avvenire. Mi auguro solo che non sarà data la priorità a chicchessia, ma che si recluti il corpo docente attraverso un curriculum delle reali attività svolte e del reale lavoro svolto, che si dia, quindi, la possibilità ai veri esperti e professionisti del settore.

Anche il teatro deve avere pari dignità di tutte le altre materie e se non messo nelle mani giuste può creare danni, come tutte le discipline, d’altronde, se non messe nelle mani giuste possono creare danni e riparali può essere difficile e complicato.

Insegnare l’arte teatrale non è semplice, come tutto del resto e può essere affidato solo a chi veramente lo conosce, per tutte le sfaccettature che esso implica, dal semplice linguaggio verbale a quello del corpo passando anche attraverso l’aspetto psicologico, che è fondamentale quando si affronta l’interpretazione di un personaggio o di una situazione.

Come si può pensare che chi insegna il teatro non calchi o non abbia mai calcato le tavole del palcoscenico come professionista? Sarebbe trasmettere sapere arido, senza vita!

Peppe Fonzo, anima del Magnifico Visbaal Teatro, parte dall’idea che insegnare teatro nelle scuole sarebbe un’ottima medicina per salvarlo dall’ormai fine annunciata. “Ne ho parlato tante volte quando ho tenuto i miei laboratori: insegnare Teatro nelle scuole con pari dignità rispetto alle altre materie sarebbe necessario per una formazione completa del pubblico futuro. Però, siamo vicini alla decisiva condanna del teatro e non solo, penso anche al cinema, ma anche ad altre forme artistiche ormai condannate dalle piattaforme online che complice la pandemia, hanno ormai sostituto le precedenti forme di fruizione e questo soprattutto per quanto riguarda il pubblico dei più giovani, i Millennial. Si dovrebbe ricominciare dai più giovani, ma ovviamente con l’intervento di professionisti, di chi teatro lo fa per mestiere e a questo ha dedicato lunghi anni di studio”.

Il Teatro e il suo insegnamento come contributo, quindi, alla crescita culturale di una città, questa l’idea vincente per l’arricchimento (non solo economico, ma soprattutto etico) di un territorio, questo l’auspicio.

Commenti

  1. Concordo con quanto pubblicato da Elide Apice; mi permetto di aggiungere una mia esperienza diretta. Premetto che sono piuttosto ignorante di teatro, anche se a volte, invitata, sono andata sia in teatri noti, sia in teatri di periferia. Qualche anno fa sono stata invitata a Latina, ad uno spettacolo mattutino per scuole. Con sorpresa ho scoperto che tutte le scuole elementari del territorio avevano un vero e proprio miniabbonamento al teatro, non solo, ma, alle domande di maestre o attori, rispondevano con cognizione di causa, dimostrando di avere acquisito una formazione nel campo. Riuscivano a capire i messaggi, le dinamiche e partecipavano attivamente alla rappresentazione. Un altro aspetto importante era la presenza dell'assessore alla Cultura, che aveva introdotto lo spettacolo in maniera sintetica e adeguata al pubblico, dando rilievo all'evento, qualificandolo come un vero e proprio evento culturale.
    Mi è bastato quel giorno per capire quanto sia importante dotare gli alunni, già dai primi anni di scuola, di un altro linguaggio espressivo: il linguaggio teatrale, che rappresenta storia di vita, accesso ai moti dell'animo umano ed evidenzia anche un aspetto inclusivo e liberatorio.

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